drive my car
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“Drive my car” nominato agli Oscar 2022 in quattro categorie

Drive my car locandina film

La nomina a “Miglior Film” entra nella storia del cinema giapponese

“Drive my car” di Ryusuke Hamaguchi ha fatto la storia, diventando la prima pellicola giapponese ad ottenere la nomina a “Best Picture” per gli Oscar. Inoltre, Hamaguchi è il terzo regista giapponese nominato nella categoria “Best Director” per la regia. Con le altre due nomine, “Best International Feauture” e “Best Adapted Screenplay”, “Drive my car” si piazza a pari merito con “Ran” di Akira Kurosawa come il film giapponese con più nomination.

Drive my car” fa anche parte di quel club d’élite, in crescita, di quei film in lingua straniera (non inglese) nominati nella categoria “Miglior Film”. Solo due anni fa, nel 2020, “Parasite” dalla vicina Corea del Sud vinceva l’Oscar proprio come Miglior film.

Drive my car

Hamaguchi ha co-scritto e diretto “Drive my car”. Il film si basa su un racconto di Haruki Murakami, contenuto nel libro del 2014 “Uomini senza donne”, in Italia edito per Einaudi e acquistabile qui.

Il film ha vinto il premio per la Miglior Sceneggiatura a Cannes, l’estate scorsa, e da allora ha intrapreso una corsa sfrenata raccogliendo premi e riconoscimenti ovunque: tra i tanti anche quelli della Los Angeles Film Critics Association e dal New York Film Critics Circle. “Drive my car” ha anche tre nomination per i prossimi BAFTA – 13 Marzo – che sono il corrispettivo britannico degli Oscars.

Ryusuke Hamaguchi cannes winner

La trama

Drive my car” racconta la storia di Yusuke Kafuku (interpretato da Hidetoshi Nishijima), attore e regista che non riesce a superare la morte della moglie Oto, drammaturga scomparsa prematuramente a causa di un’emorragia cerebrale. Due anni dopo la scomparsa della moglie, Kafuku viene incaricato della messa in scena dello “Zio Vanja” di  Čechov, in occasione di un festival ad Hiroshima. Lì gli verrà assegnato un’autista donna, la giovane e riservata Misaki (Toko Miura), incaricata di guidare la sua Saab 900 rossa, di cui è gelosissimo. Nello spazio chiuso dell’abitacolo, i due si ritroveranno piano piano a condividere silenzi e confidenze, e impareranno a conoscersi.

Intanto, la compagnia teatrale con cui Kafuku si trova a lavorare è composita e non di facile gestione; infatti ogni attore parla la sua lingua (filippino, cinese, giapponese, perfino la lingua dei segni…) e il giovane attore scelto per il ruolo di protagonista, Koji Takatsuki, è particolarmente esuberante. Ed è proprio quando questi verrà arrestato per rissa che Kafuku si troverà davanti ad una scelta complicata: se dare forfait o accettare lui stesso il ruolo dello Zio Vanja. Ad aiutarlo ad uscire da questa crisi, sarà proprio Misaki. E il rapporto tra i due, ma anche quello introspettivo, andrà approfondendosi sempre più.

La scelta del regista

Il tema della comunicazione non verbale, in questo film fatta addirittura di silenzi, è un tema ricorrente per il regista Ryusuke Hamaguchi. E la scelta di questo racconto di Murakami, su cui si basa tutto il film, è strettamente legata ai ricordi e alla percezione del regista stesso. Ad innescare l’interesse di Hamaguchi, l’ambientazione nell’abitacolo dell’auto, un luogo non-luogo dove nascono conversazioni intime e si scoprono aspetti di noi stessi mai mostrati prima.

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