“Frotte di pesci rossi”di Okamoto Kanoko
Il primo libro di Okamoto Kanoko tradotto in italiano è una raccolta di racconti
Okamoto Kanoko era un’autrice ancora inedita in Italia e c’è da ringraziare Edizioni Lindau per avercela finalmente portata, con questa prima traduzione di “Frotte di pesci rossi”. Il libro, uscito lo scorso 15 Novembre, si presenta come una raccolta di tre racconti: Frotte di pesci rossi, Nel settentrione, Il genio famigliare.
La traduzione è a cura di Fujimoto Yūko e la prefazione è di Dacia Maraini che, come sappiamo, di donne se ne intende. Questo è infatti un libro molto femminile, che rispecchia profondamente la sua autrice e ci regala ritratti di donne affascinanti, e inusuali per la tradizione giapponese. Ma, prima di parlare del libro, andiamo a conoscere insieme la sua autrice.
L’autrice
Okamoto Kanoko ( 岡本かの子) nasce nel 1889 come Ōnuki Kano in una famiglia di proprietari terrieri e mercanti di Tokyo, in quello che oggi è il quartiere di Aoyama. La condizione benestante della sua famiglia le consente di avere un’educazione alta e di venire a contatto con la letteratura classica. Anche grazie all’appoggio del fratello Shōsen, che le fa conoscere autori occidentali quali Flaubert, Toltoj, Turgenev, la Okamoto si inserisce giovanissima nella scena letteraria e culturale del tempo.
Okamoto ha anche occasione di conoscere uno dei futuri maggiori autori giapponesi: Jun’ichirō Tanizaki, che all’epoca era compagno di classe del fratello. Nonostante i tratti comuni nella scrittura i due non divennero mai amici e, anzi, Tanizaki le criticava un “trucco troppo pesante e l’atteggiamento insolente”. Avrà invece il supporto di Yosano Akiko, prima femminista e pacifista giapponese, che la spinge a collaborare con alcune riviste letterarie come Seito, interamente redatta da autrici donne.
La Okamoto era poco convenzionale anche dal punto di vista delle relazioni. Causò un vero e proprio scandalo con la sua decisione di andare a convivere con il suo compagno, Okamoto Ippei, prima del matrimonio (1910). Sì sposò l’anno dopo, quando era già incinta. Curiosa anche la decisione del marito di invitare l’amante di lei, un giovane studente universitario, a vivere a casa loro.
Carriera letteraria
Dopo l’esordio giovanile come poetessa, all’età di trent’anni la Okamoto decide di cominciare a scrivere anche in prosa.
Nel 1929 si trasferisce in Europa portandosi dietro tutta la famiglia, desiderosa di completare i suoi studi sulla letteratura occidentale. Visita anche gli Stati Uniti.
Quattro anni dopo, nel 1932, ritorna in Giappone e pubblica il suo primo romanzo breve Tsuru wa yamiki (l’airone sofferente). La storia è ispirata alla vita del grande scrittore Yasunari Kawabata, che di lei disse:
« Sono state poche le donne che, in tutta la letteratura giapponese, abbiano saputo descrivere il corpo femminile in tutti i suoi più emozionanti e sensuali dettagli come O. Kanoko (…) In ogni caso, la passione più grande di Kanoko è quella di ritrarre bellissime donne. »
Quelli che seguono sono anni di intensa attività e, solo negli ultimi tre anni prima della morte (1939), la Okamoto scrive oltre 30 racconti e 4 romanzi.
Kanoko morirà improvvisamente per un’emorragia cerebrale, all’età di 49 anni.
Il libro: “Frotte di pesci rossi”
Quando ho iniziato a leggere Frotte di pesci rossi, che è il primo racconto e da’ il titolo all’intera raccolta, sono rimasta frastornata. Troppe le digressioni e i tecnicismi per descrivere l’attività di Fukuichi, un giovane ittologo, e il suo amore impossibile con la ricca Masako. La storia rimane soffocata dai troppi termini artificiosi e desueti (probabilmente un problema di traduzione) e si fa fatica a seguire le descrizioni dei paesaggi e degli ambienti. Ci sono, però, degli sprazzi di bellezza che fanno brillare gli occhi, quasi come si visualizzassero davanti a noi i famosi pesci rossi, e il racconto prende respiro, si illumina.
La storia di Fukuichi è emblematica di quel modo di agire a metà tra l’ossessione e la determinazione, nella dedizione totale della propria vita ad un solo scopo: il risultato perfetto. Questo è un topos tipicamente giapponese, instaurato profondamente anche nella società moderna.
Il protagonista del secondo racconto è sempre un emarginato: il buffone del villaggio, Shiro soprannominato Shiro-Scemo. Tutti si prendono gioco di lui tranne una giovane ragazza, Ran, a cui il ragazzo si affeziona molto. Un legame particolare li unisce, tanto che Ran rifiuterà ogni pretendente per paura di causare un dispiacere a Shiro, semmai la vedesse sposata con un altro.
Ma le burle ai danni di Shiro continuano fino a quando un giorno sparisce improvvisamente e di lui non se ne saprà più nulla. Ran sente che è ancora vivo, lassù da qualche parte nel Nord del Giappone, nel Settentrione.
Come Fukuichi, anche Shiro è vittima delle convenzioni sociali, povero e con l’aggravante dell’essere considerato “lo scemo del villaggio”.
Un piccolo riscatto da una vita condotta nella miseria, lo vediamo nel terzo racconto: Il genio famigliare. Kumeko gestisce da sola la locanda di famiglia tra mille ristrettezze e difficoltà economiche ma il ritorno di una figura dal passato porterà un po’ di gioia e consapevolezza nella sua vita.
Qui vediamo in atto un altro topos letterario giapponese rappresentato dall‘importanza delle piccole cose e dei piccoli gesti. Un oggetto di famiglia come chiave per scoprire vecchi legami e cambiare qualcosa del presente.
Lo stile
Questi racconti sono come un’ostrica: all’inizio un po’ recalcitranti (molto a causa della traduzione), ma poi quando si riesce ad “aprirli” rivelano una bellissima perla.
Il primo, Frotte di pesci rossi, occupa i 2/3 del libro ed è un racconto lungo. Gli altri due sono più brevi e meno strutturati ma trasmettono maggiormente le atmosfere giapponesi, soprattutto quelle rurali e povere dell’inaka, la campagna.
Titolo: “Frotte di pesci rossi”
Autore: Okamoto Kanoko
Traduttore: Fujimoto Yuko
Editore: Lindau
Anno: 2018
Pagine: 160
Prezzo: 16 €